Mamma com’è bello quel Roto! - Merlo

Il Merlo Roto 60.24 MCSS

L’Italia è senza dubbio la patria dei sollevatori telescopici girevoli e Merlo è, altrettanto senza dubbio, uno dei produttori a livello mondiale che può dire molto in questo settore. Il primo telescopico Merlo data 1974 e, ad oggi, la gamma di rotativi è composta di 15 modelli (probabilmente un record a livello internazionale) organizzati su tre grandi famiglie a seconda dei gradi di rotazione della torretta (400°, 600° e MCSS). Ed è proprio di uno dei modelli di punta di quest’ultima categoria che vogliamo parlare oggi, il Roto 60.24 MCSS (acronimo che sta per rotazione continua della torretta), bestiolina in grado di sollevare sei tonnellate, con un’altezza massima di lavoro di 24 metri. Numeri di tutto rispetto, soprattutto se si considera che Merlo li garantisce con macchine più compatte (solo 19 ton) rispetto a quelle messe in campo dagli altri produttori di telescopici. Il sollevatore rotativo è particolarmente adatto quindi per i cantieri edili italiani in cui spazi ristretti e richiesta di prestazioni di alto profilo vanno molto spesso a braccetto. Vediamo allora più nel dettaglio le caratteristiche peculiari dell’60.24 MCSS.

Cuore robusto, ma non solo

Cominciamo dal cuore della macchina, il motore; il Merlo Roto 60.24 MCSS monta un motore Stage 4 Interim che eroga una potenza di 129 kW, potenza che consente all’operatore di non dover rinunciare a nulla in fatto di velocità e di potenza operativa. Ovviamente un buon motore da solo non è molto utile (necessario si, ma non sufficiente, direbbero i matematici) senza una trasmissione di qualità adeguata; trasmissione sulla quale i tecnici di Merlo hanno sudato molto, mettendo a punto una catena cinematica di prima categoria: la trasmissione idrostatica (con circuito idraulico indipendente e pompa idraulica load sensing), unita agli assali (posteriori a oscillazione libera o, in opzione, con bloccaggio al 100% del differenziale posteriore) a quattro ruote motrici permanenti consentono una libertà completa di movimento su ogni tipo di terreno, dall’asfalto ai terreni più accidentati tipici dei nostri cantieri. A garantire la stabilità di spostamento (anche quando si è fuoristrada e bisogna andare veloce) e la perfetta trazione contribuiscono anche le sospensioni idropneumatiche autolivellanti, gestite impeccabilmente dal computer di bordo. L’operatore può anche livellare manualmente il telaio in senso trasversale e longitudinale (funzione che sarà particolarmente apprezzata da chi lavora in collina o in montagna).

Il cervello è di quelli fini

Merlin è l’acronimo (ben riuscito fatecelo dire) di Merlo Local Interactive Network, un sistema di controllo e gestione del telescopico messo a punto in casa Merlo per consentire all’operatore di gestire in maniera intuitiva, efficiente e a prova di errore un gran numero di informazioni e funzioni operative di ogni tipo. Oltre ovviamente alle “solite” funzioni (scelta e settaggio attrezzature, diagnosi dei sistemi di bordo, check up di funzionamento, manutenzione e assistenza)  che siamo abituati ad avere a disposizione sui normali video LCD in cabina, il sistema Merlin offre il meglio di sé nel controllo dinamico della stabilità, consentendo di visualizzare in tempo reale, sia in forma numerica sia grafica, la posizione e lo spostamento del baricentro della macchina durante ogni fase del lavoro. I dati che il sistema tiene sempre sotto controllo sono  la distanza dal suolo, lo sbraccio dal centro della macchina ed il peso del carico movimentato. In maniera semplice e veloce, l’operatore può impostare l’area di lavoro e verrà informato dell’avvicinarsi delle condizioni operative limite, lavorando più velocemente, sempre in sicurezza, senza il pensiero di dover controllare visivamente le condizioni operative. Sempre dal punto di vista dell'elettronico non dimentichiamo che Merlo ha ideato il sistema Epd, acronimo di "Eco Power Drive", che consente un risparmio del 18% di gasolio. La centralina Epd frapposta, tra pedale acceleratore ed iniettori, setta automaticamente il numero di giri del motore endotermico mantenendoli nel segmento di maggiore coppia e minori consumi specifici, minimizzando i consumi a parità di prestazioni. Soluzione pratica e efficace che solo Merlo offre nel panorama dei telescopici.

Braccio e stabilizzatori al top

Sul Merlo 60.245 MCSS, ognuno dei quattro stabilizzatori (particolare importante da ricordare: quando gli stabilizzatori sono ritratti, non sporgono dalla sagoma del telescopico) è indipendente dagli altri e può essere allungato secondo lo spazio disponibile, consentendo di stabilizzare la macchina anche nel caso limite in cui lo spazio non consenta di estendere gli stabilizzatori. Ciò significa che i punti di appoggio e l’area di lavoro che se ne ricava è di volta in volta diversa in base alle esigenze. L’operatore lavora in assoluta libertà senza dover rispettare noiose simmetrie o sistemi di apertura  predeterminati tipici degli stabilizzatori automatici, come avviene su altre macchine della concorrenza. Posizionati i 4 stabilizzatori, secondo le necessità, il sistema alza la macchina automaticamente, scaricando tutto il peso sugli stabilizzatori e su di un area più importante rispetto a quella originaria dell’impronta a terra delle ruote.La macchina è già in condizione di massima sicurezza, quindi il sistema procede con il livellamento automatico. Dai piedi alle braccia: il braccio telescopico del Merlo 60.24 MCSS è davvero soddisfacente dal punto di vista della robustezza; i segmenti che lo compongono sono costituiti da due lamiere di acciaio ad alta resistenza a forma di U, saldate tra di loro longitudinalmente in prossimità dell’asse neutro, garantendo il massimo sfilamento senza flessioni (ricordate le canne da pesca quando un pesce robusto abbocca? Ecco per flessioni del braccio parliamo di quel fenomeno lì). Fondamentale la posizione del sistema idraulico che comanda lo sfilamento, completamente alloggiato all’interno della struttura in modo da prevenire urti e danneggiamenti accidentali di qualunque tipo. Lo scorrimento avviene su speciali pattini antifrizione registrabili, realizzati con tecnopolimeri di nuova generazione. In cima al braccio è posizionata una presa di comando per la selezione di funzioni elettriche sull’attrezzatura in uso. Un distributore oleodinamico a doppio effetto con innesti rapidi è di serie sul braccio telescopico per l’alimentazione di attrezzature con funzioni idrauliche. In questo modo qualsiasi attrezzatura vogliate mettere sul vostro telescopico non sarà un problema.

Tutti comodi, si lavora!

Comodità e sicurezza sono le due linee che hanno guidato la progettazione della cabina di tutta la linea di rotativi Roto; il 60.24 MCSS non fa eccezione: la cabina è realizzata in acciaio, è FOPS e può essere tiltabile verso l’alto con un angolo massimo di 18° per una migliore visibilità quando si lavora a braccio esteso. La visibilità (che è sinonimo di sicurezza) è un chiodo fisso in Merlo e si concreta non solo in ampie superfici vetrate sia anteriori sia posteriori, ma anche in un disegno particolarmente attento di cofanature e contrappesi che consentono di avere una visione a 360° del cantiere intorno alla macchina. Per i patiti del controllo è anche disponibile (opzionale) una telecamera esterna con monitor di controllo in cabina. Anche per chi sul telescopico “ci vive” nessun problema: il sedile è ampiamente regolabile (disponibile anche la versione pneumatica), la cabina stessa è montata su supporti viscoelastici (niente vibrazioni), l’accesso avviene attraverso una porta (apribile a 180°) di generose dimensioni, adatta anche ai più “robusti”. Ampio lo spazio per le gambe e pavimento piatto, e davvero comodo il volante inclinabile (16°). Tanti infine i vani portaoggetti a disposizione per rendere il lavoro meno faticoso. Da non dimenticare, sul 60.24 MCSS il joystick multifunzione è di tipo elettro-meccanico proporzionale per un controllo davvero preciso dei movimenti.

Viste sul campo: dati tecnici

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