Una, dieci, cento attrezzature - Mantovanibenne

Potenzialità e attenzioni nell'uso delle attrezzature

In principio fu il martello demolitore, uno strumento semplice e a suo modo brutale, ma estremamente efficace nel sostituire il lavoro di mazza e piccone degli uomini di fatica. Successivamente si pensò di applicarlo alle macchine da cantiere (in quel periodo nascevano, anche dall’ingegno italiano, i primi escavatori) per rendere il lavoro più semplice, meno usurante e più produttivo. Da quegli anni pionieristici, molta strada è stata fatta dalla ricerca applicata e oggi il mestiere del demolitore (i primi specialisti nascono negli anni ‘60 dello scorso secolo) è di fatto una professione completamente distinta con proprie regole, associazioni e pratiche condivise di cantiere. E ovviamente con delle idee e conseguenti richieste precise in fatto di attrezzature specializzate. I produttori (almeno quelli più avveduti) non hanno tardato nel dare risposta a queste esigenze e oggi esiste un discreto numero qualificato di aziende operanti nel settore delle attrezzature da demolizione. Il mondo delle attrezzature rimane tuttavia poco conosciuto alla maggior parte degli operatori (se si escludono le imprese superspecializzate che in Italia a stento arrivano alle due decine) che le utilizzano impiegandone solo una frazione delle notevoli potenzialità. Abbiamo provato, con la collaborazione di un esperto in materia, Paolo Mantovani della storica e apprezzatissima Mantovani Benne, a mettere a fuoco alcuni punti importanti (tra i molti possibili) poco considerati, ma di notevole interesse per aumentare la redditività delle attrezzature da demolizione. Non parleremo di una particolare categoria di attrezzatura, ma piuttosto ci concentreremo su concetti generali estensibili in linea di massima a tutte le attrezzature.

Attacchi rapidi, quando?

Cominciamo dagli attacchi rapidi, invenzione piuttosto recente che ha conosciuto un continuo sviluppo negli ultimi anni; glorificati come la panacea di tutti i mali, in effetti, per essere utilizzati al meglio, richiedono un’analisi attenta delle lavorazioni che si intendono svolgere, analisi che tenga anche in considerazione la macchina utilizzata e il tipo di attrezzatura montata. Equipaggiare un attacco rapido infatti, pur rendendo incomparabilmente più veloci le sostituzioni delle attrezzature, comporta una riduzione prestazionale delle attrezzature stesse, quantificabile in linea di massima nella perdita di una classe di potenza.
Questo scotto è più evidente su attrezzature complesse come i frantumatori o le pinze, mentre è meno importante per attachment più “semplici” come i martelli. Semplificando molto, l’attacco rapido è indispensabile quando si devono affrontare più lavorazioni in una stessa giornata avendo a disposizione un solo mezzo d’opera, mentre non apporta particolari vantaggi quando si deve lavorare in maniera uniforme e continuativa a un’unica tipologia di lavoro. In genere i demolitori specializzati preferiscono avere più mezzi sullo stesso cantiere equipaggiati da attrezzature dedicate, in modo da poter affrontare diverse lavorazioni senza dover spaiare frequentemente l’accoppiata macchina-attrezzatura.

Occhio all'escavatore

Un secondo aspetto interessante che non tutte le imprese considerano: al momento della scelta dell’attrezzatura occorre far attenzione anche alle prescrizioni operative del mezzo d’opera destinato ad utilizzarla; alcune case produttrici particolarmente rigorose nell’applicazione delle normative possono arrivare a non riconoscere le tutele della garanzia su componenti della macchina quando questa si sia danneggiata (cricche, cedimenti strutturali, etc) mentre operava con attrezzature non previste nel manuale operativo della macchina. Questo fattore diviene particolarmente rilevante per i grandi mezzi da demolizione che, un po’ come le macchine da Formula 1, hanno prestazioni spinte al massimo e che richiedono di conseguenza un’attenzione maniacale nel loro impiego operativo.

Capitolo Manutenzione

Ormai la corretta manutenzione ordinaria di una macchina è entrata nella pratica comune di (quasi) tutte le imprese; si è finalmente capito che una macchina ben curata dura di più, si ferma meno e ha prestazioni migliori. Questa semplice equazione non è affatto scontata se si fa riferimento al mondo delle attrezzature; la maggior parte delle imprese (non parliamo degli operatori specializzati che ne hanno ben compreso da tempo il valore) non si preoccupa dello stato d’uso delle attrezzature fino a quando queste, spesso, arrivano al collasso prestazionale e strutturale. Spesso neanche le principali regole di buon senso vengono applicate: un semplice controllo visivo delle attrezzature alla fine della giornata lavorativa o con cadenza più ampia (settimanale), se il loro impiego non è così intenso, potrebbe evitare fastidiosi inconvenienti in cantiere o peggio il fermo macchina con considerevoli perdite economiche e di immagine. Non si pretende di arrivare agli estremi dei demolitori specializzati che hanno sempre a disposizione un’attrezzatura sostitutiva per continuare a lavorare in qualità quando quella principale è sottoposta a manutenzione ordinaria o straordinaria, ma una semplice e corretta manutenzione periodica (anche programmabile) porterebbe all’impresa notevoli risparmi di carburante; lame più affilate, ad esempio, consentirebbero di tagliare sezioni di materiale con un solo movimento, invece dei due o tre necessari nel caso di taglienti usurati, senza contare che un’attrezzatura poco efficiente può rompersi più facilmente e causare un’usura repentina della macchina sulla quale è montata. Un’attrezzatura sottoposta a una corretta manutenzione può avere una vita operativa utile doppia di un’attrezzatura poco o per niente controllata; visto e considerato i prezzi di vendita di alcune attrezzature più complesse o grandi, è immediatamente evidente il risparmio aziendale, anche considerato che ormai esistono contratti di manutenzione programmata che abbattono decisamente i costi degli interventi di manutenzione.

Il ruolo delle parti di usura

Una soluzione che le case produttrici più avvedute presentano al mercato è quella che prevede la sola sostituzione delle parti di usura, con una evidente considerevole riduzione dei tempi di fermo attrezzatura. La manutenzione sta diventando un servizio interessante anche per i produttori di attrezzature più avveduti; a questo proposito Mantovani Benne, ad esempio, dopo un’attenta analisi di mercato, ha messo a punto un programma di sviluppo di questo settore basato sull’erogazione di servizi di assistenza post-vendita sempre più evoluti, mutuandoli dagli esempi migliori già attivi in Italia nel comparto dell’assistenza delle macchine da cantiere. Si va dalla manutenzione ordinaria a quella programmata fino a servizi innovativi come i trasporti notturni delle attrezzature da revisionare o riparare per ridurre al massimo i tempi di fermo delle attrezzature stesse che, nel caso di manutenzioni standard, vengono riconsegnate direttamente sul cantiere del cliente in brevissimo tempo. In questo modo il produttore non è più solo un fornitore di un ampia gamma di attrezzature, ma anche un partner del cliente a 360°, dalla consulenza sulle attrezzature più adatte in base alle lavorazioni previste all’erogazione di tutti i servizi di assistenza tipici fino a ieri esclusivamente di prodotti più complessi e costosi come appunto le macchine operatrici. Anche questo è rispondere alla crisi.
L'articolo è tratto da Constraction frutto della collaborazione fra gowem e il Gruppo Sole24ore. Sfoglia il numero completo a questo link!

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