I primi 50 anni - Komatsu

Komatsu Utility Europe ha 50 anni

In ogni Paese ci sono esempi di pessima internazionalizzazione che distruggono il potenziale industriale e umano di importanti realtà nazionali e poi ci sono i casi di successo, quelli che contribuiscono in positivo a mantenere viva la spinta e la qualità imprenditoriale maturata sul territorio, valorizzandola su scala più ampia, mondiale appunto. E’ il caso questo senza dubbio di Komatsu Utility Europe che ha appena festeggiato i suoi 50 anni di attività (con un evento nello splendido castello di Este e con un libro Una storia di valore tra tecnica e ingegno – Da un’intuizione italiana alla filosofia mondiale del Komatsu Way), alla presenza delle più alte cariche europee e internazionali del colosso giapponese specializzato nella produzione di macchine per la cava e l’mmt. Ovviamente Komatsu Utility Europe ha festeggiato anche la storia (fondamentale) di un’avventura tutta italiana, quella di Giovanni Bettanin che nel 1963 aveva fondato la FAI (Fabbrica Attrezzature Industriali) a Noventa Vicentina.

Tempi eroici

1963 appunto: in quest’anno in Italia si pensa ad una macchina nuova, in grado di svolgere più lavorazioni. A un trattore vengono applicate una pala caricatrice nella parte frontale e, sul retro, un braccio escavatore: nasce così una chimera che non tarda a far impazzire il mercato, la prima terna Fai 64SL (c’è ancora discussione fra gli appassionati su chi abbia inventato la terna, gli italiani di Fai appunto o un competitor inglese). Il successo di mercato è immediato ed è fondato sulla capacità di ascolto e intuizione di Bettanin che raccoglie le esigenze dei clienti per dar loro forma in una serie di macchine innovative che riscuotono successo anche fuori dai confini italiani. Secondo questa formula nascono, infatti, nel 1966 il più grande caricatore gommato al mondo e nel 1967 il escavatore cingolato prodotto da Fai. Nel 1973 vede la luce la prima terna al mondo con quattro ruote motrici e nel 1973 i primi skid steer loader made in Italy (Bettanin li aveva visti negli USA, impegnati nella pulizia degli allevamenti). Nel 1988 Fai sigla l’accordo di produzione di miniescavatori su licenza Komatsu in Italia che verranno prodotti a Este, per poi stringere sempre più i rapporti con il produttore giapponese (nasce nel 1995 la Fai Komatsu Industries) che nel 1996 ne acquista la totalità del pacchetto azionario. Nel 2000 la FKI diventa Komatsu Utility Europe non solo in un’ottica commerciale, ma anche e soprattutto in quella di una fusione sinergica del meglio delle due culture, quella italiana e quella giapponese.

Una fabbrica just in time

Culture che fin da subito danno il meglio di sé nel cuore di una realtà imprenditoriale industriale: lo stabilimento produttivo. Già ISO14001 nel 2001 e nel 2003 anche ISO9001:2000, lo stabilimento di Este è oggi fra i più avanzati al mondo per soluzioni tecnologiche certo, ma soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione produttiva. Il concetto alla base di tutto è il giapponese kaizen (miglioramento continuo) che porta a un’altra parola giapponese densa di significati: il prodotto dantotsu, cioè quella macchina (perché di macchine da cantiere parliamo per Komatsu) che supera largamente i competitor presenti sul mercato per innovazioni introdotte e soddisfacimento del cliente. Per raggiungere questo obiettivo la ricerca e sviluppo devono essere ai massimi livelli, ma anche l’organizzazione del sito produttivo deve essere totale. Per questo Komatsu ha introdotto la regola delle 5S (Seiri, Seiton, Seiso, Seiketsu, Shitsuke, in italiano separa, riordina, pulisci, standardizza, sostieni), rendendo sempre più efficienti le proprie linee di montaggio e coinvolgendo il personale nel miglioramento continuo dei processi produttivi (5 Why, un’attività che il personale svolge ogni giorno per individuare le cause profonde di eventuali difetti o problematiche presentatesi sulla linea). Risultato? Difettosità sulle macchine (sia prima del collaudo sia presso il cliente) drasticamente ridotta e efficienza aumentata del 70%. Non basta, in Komatsu hanno anche lavorato davvero molto sulla logistica, introducendo dal 2010 (ma il processo non è ancora concluso) il sistema Kanban che ha consentito di comprimere drasticamente il flusso di alimentazione delle linee produttive, passando dai due giorni precedenti alle due ore attuali. Impressionante certo e ottenuto, integrando un fornitore esterno fisicamente all’interno dello stabilimento produttivo (con il proprio capannone), ma anche utilizzando dei mitsusumashi (trenini) che, ogni due ore riforniscono le linee produttive esclusivamente con i kit necessari per il montaggio. Il tutto ha reso le linee molto più snelle, pulite e quindi più sicure.

Sicurezza, sicurezza e ancora sicurezza

E di sicurezza ora vogliamo parlare. L’attenzione in Komatsu a livello mondiale su questo tema è altissima e anche nello stabilimento di Este gli standard mirano all’azzeramento degli infortuni. La segnaletica di sicurezza e le tecnologie relative sono sempre adeguate alle normative e in alcuni casi le anticipano. Anche qui il coinvolgimento delle maestranze è un fattore fondamentale per la riduzione degli incidenti: una volta al mese sono previsti incontri specifici, ma i maggiori risultati sono stati ottenuti attraverso l’interazione quotidiana tra i responsabili della sicurezza e tutto il personale. Sicurezza e ambiente poi vanno di pari passo: oltre alla certificazione ISO14001 di cui abbiamo parlato, sono estremamente interessanti gli sforzi e gli investimenti per ridurre il consumo di acqua, energia (a Este si stanno inserendo le lampade a LED nei capannoni) e per migliorare lo smaltimento dei rifiuti. I processi produttivi vengono costantemente rivisti per ridurne l’impatto ambientale e per implementare le nuove tecnologie verdi, come, ad esempio, i sistemi fotovoltaici di generazione dell’energia. Ovviamente anche la prevenzione degli sprechi è una priorità lungo tutta la catena produttiva, dalla linea di montaggio fino al collaudo e al lavaggio finale delle macchine. Macchine che continuano a partire per tutto il mondo da Este, ovviamente marchiate Komatsu, ma con tanta storia italiana dentro.


il personaggio: Tetsuji Ohashi

Era il 1992 quando, per la prima volta, ho visitato FAI S.p.A. per partecipare agli incontri sullo sviluppo di un nuovo miniescavatore idraulico. All’epoca lavoravo per Komatsu UK Limited come direttore di controllo produzione e come responsabile EDP (Electronic data processing). Da allora, sono ritornato spesso e sono rimasto molto impressionato dal fatto che, ad ogni visita, l’operatività dello stabilimento era sempre migliore.  Le condizioni del mercato in Europa, una piazza importante per i prodotti di Komatsu Utility Europe S.p.A., sono state a lungo difficili ma tutti i tunnel hanno un'entrata e un'uscita. Non ho alcun dubbio che i mercati europei si riprenderanno vigorosamente; per essere pronti, non dobbiamo fare altro che continuare ad agire diligentemente come sempre. E il futuro non ci deluderà.

il personaggio: Enrico Prandini

Da 1963 ad oggi, da FAI alla sua integrazione nel Gruppo Komatsu, il percorso dei 50 anni dell’azienda è stato estremamente interessante. Costantemente alla ricerca di nuovi assetti e di soluzioni migliorative lo stabilimento produttivo di Este sta scrivendo oggi un ulteriore, importante pagina della propria storia: da alcuni mesi ha infatti dato il via alla produzione di una nuova classe di macchine. Alla linea Utility, storicamente prodotta ad Este, la fabbrica ha infatti affiancato la produzione di una macchina Construction: l’escavatore cingolato PC138US-10. Non solo; a seguito di tale significativo cambiamento, lo stabilimento Komatsu Utility Europe diviene, oggi ancor più, un centro nevralgico nell’universo produttivo del Gruppo Komatsu  e muterà così il proprio nome in Komatsu Italia Manufacturing.

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