JCB, il midi (e i mini) che non ti aspetti - JCB

I nuovi midiescavatori JCB

Mercoledì scorso a Reggio Emilia si aggiravano strani esseri, che i più informati avevano già visto in terra americana, ma che in Italia non erano mai stati visti nidificare prima d’ora. Non parliamo di nuove specie di falchi pellegrini o di uccelli del paradiso, ma lo stupore di noi appassionati di meccanizzazione è pari a quelli di un ornitologo che abbia scoperto un nido di una specie mai visto prima; cosa è successo a Reggio Emilia di così importante? Presso lo stabilimento Lombardini Kohler KDI sono stati presentati alla rete vendita (vedi la videointervista a Domenico Matrone, AD di JCB Italia) e poi alla stampa specializzata i primi modelli della nuova generazione di mini e midiescavatori JCB (ma non solo, c’erano anche skid - vedi la videointervista a Giovanni Pelizza, responsabile marketing JCB Italia- terne, pale e teletruck). Come mai, direte, la presentazione è avvenuta in casa di un produttore di motori? I più sornioni tra voi avranno già detto “e dai, è ovvio…”. Ovvio non tanto, sicuramente figlio dei tempi che vogliono sinergia e ottimizzazione: i nuovi midi e midi di JCB (e non solo quelli come vedremo) saranno motorizzati “JCB by Kohler, quindi ecco svelato l’arcano della presentazione. Cominciamo quindi da qui, dai motori, per approfondire le novità che contraddistinguono questi nuovi modelli (e diciamo subito che probabilmente JCB ha stabilito un record fra le macchine presentate in questo biennio per quel che riguarda le novità).

Questi i motori li sanno fare

JCB da sempre si è contraddistinta per una propria filosofia costruttiva e per un approccio “proprietario” (niente filtro antiparticolato diesel o post trattamento esterno dei gas di scarico già per lo Stage IIIB) nella progettazione e nella realizzazione dei nuovi motori, sempre più “verdi” per essere in regola con le normative antinquinamento. La stessa filosofia (tanto che appunto i motori hanno la denominazione “JCB by Kohler”) è alla base dello sviluppo delle motorizzazioni per i mini, i midi (ma anche gli skid, i teletruck e le pale gommate piccole) che verranno forniti alla Casa inglese di Lord Bamford da Kohler. Come sostiene Nino De Giglio, responsabile marketing e comunicazione di Lombardini-Kohler (vedi la videointervista) “Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto nella collaborazione con JCB per la fornitura dei motori, abbiamo messo a punto un prodotto davvero innovativo, d’avanguardia di cui ci auguriamo un ottimo successo sui mercati”. E i numeri e le qualità per questo successo ci sono tutti: I motori Kohler KDI prevedono un sistema di iniezione common rail a 2.000 bar di pressione, ricircolo dei gas di scarico (EGR), quattro valvole per cilindro e un catalizzatore di ossidazione diesel (DOC) all’interno del sistema di scarico, garantendo un consumo di carburante è ridotto fino al 15% rispetto a un motore di potenza simile dotato di pressioni di iniezione più basse e un DPF. La gamma comprende: due motori da 1,9 litri a tre cilindri, il KDI 1903m e il KDI 1903TCR, che erogano rispettivamente 31 kW (41 HP) con 133 Nm di coppia e 42 kW (56 HP) con 225 Nm di coppia; due motori da 2,5 litri a quattro cilindri, modelli KDI 2504M e KDI 2504TCR, che erogano rispettivamente 36,4 kW (48.8 HP) con 170 Nm di coppia e 55,4 kW (74 HP) con 300 Nm di coppia. Coppia che è un aspetto fondamentale, soprattutto per gli skid (quando si pensa che tutti i produttori si sono orientati per questo tipo di macchine a rimanere sotto i 55 kW, a 56 scattano altre norme antinquinamento). E qui i nuovi motori sono davvero interessantissimi: i nuovi motori erogano 400 Nm a soli 1200 giri, con un bel vantaggio su gran parte della concorrenza che questi valori (e non sempre) li raggiunge a 1400-1600 giri.

Di “vecchio” c’è solo la benna

La nuova gamma di mini e midi non è un semplice restyling né si limita a montare i nuovi motori: JCB ha rivisto tutto (vedi la videointervista al responsabile di prodotto in JCB, Carlo Biella), ma tutto davvero, a partire dal “semplice” design esterno che passa dalle forme curve e sinuose della versione precedente a un impatto più da duri, con linee marcate e spigoli vivi nei posti giusti. I tre nuovi modelli, 67-C1 (6,7 ton), 85-C1 (8,5 ton) e 85-Z1 (girosagoma) montano un nuovo telaio con struttura a H, pulito e semplice nelle linee e molto robusto per gli impieghi anche più tosti. Rivisto completamente anche il supporto di incernieramento del braccio che è stato spostato, avvicinandolo al baricentro della macchina, per meglio proteggerlo e per dare più stabilità alla macchina stessa. Il nuovo supporto ha boccole maggiorate rispetto alla versione precedente, facilmente sostituibili per massimizzare la vita utile. Ripensato anche il design per semplificare il passaggio dei tubi idraulici, perfettamente protetti anche lungo il loro scorrere sul braccio. Altra protezione ben apprezzata quella del cilindro del braccio che consente di lavorare tranquilli anche nelle situazioni più scabrose. Basta? Manco a pensarci: nuovissimo anche il gruppo di scavo, dove impressione l’angolo di azionamento della benna che raggiunge il mostruoso angolo di 197°, garanzia di non perdere niente quando si caricano gli autocarri. Molto ben bilanciati, in tutte le configurazioni, il braccio e l’avambraccio (a scelta lunghezze fra 1,65 e 2,25 m, ma c’è anche la configurazione con triplice articolazione che in JCB chiamano TAB), per una geometria di scavo davvero soddisfacente; profondità massima di scavo 3931 mm per l’85-C1 e 3234 per l’85-Z1, altezza massima di carico 5061 mm (85-C1) o 4674 mm (85-Z1).

Dalla lama alla cabina

Prima di passare alla cabina, un altro paio di novità (ci perdonerete se non citiamo davvero tutto, ma lo spazio a disposizione ci penalizza): l’impianto idraulico è completamente nuovo ora a centro chiuso con pompe a pistoni con portata massima di 158,4 litri/min, che consente movimenti contemporanei molto, molto precisi. Riprogettata poi la geometria della lama dozer, con un nuovo profilo e un nuovo angolo d’attacco per una migliore pulizia; interessante anche il profilo laterale della lama inclinato verso l’interno per una migliore risposta a possibili urti. La lama è fornita anche con la funzione flottante (livellamento terreno semplificato) e in versione orientabile (riempimento trincee). Passando alla cabina: tutto è più grande (6% di spazio in più), più silenzioso (74 dB dentro e 96 dB fuori) e più organizzato. La visibilità è stata completamente riorganizzata sia come filosofia generale sia in termini di superfici vetrate (suddivisione apprezzatissima 70/30 sul vetro anteriore - piatto meno doloroso economicamente da sostituire in caso di danneggiamento - e visibilità ottimale del cingolo destro sull’anteriore per le trincee): risultato? 11% di visibilità in più e sul cantiere un dato così si “sente” subito… Prima di dimenticarcene: tutte le carterature sono in acciaio, compreso il cofano motore, la durata è garantita. La cabina è molto bene isolata dalle vibrazioni operative ed è disponibile per i più esigenti anche il sedile riscaldato con sospensione pneumatica e posizioni di regolazione indipendenti. Tra le chicche: un sistema di climatizzazione di serie molto ben bilanciato che prevede 9 bocchette di areazione, un nuovo monitor LCD molto luminoso e sempre facile da leggere e la possibilità di settare il doppio effetto direttamente dalla cabina con la pressione di un semplice interruttore, senza dover scendere a terra e aprire cofani e cofanetti. Infine il sistema LiveLink, cioè la gestione e il controllo satellitare dei mini secondo JCB: non pensatelo solo in funzione di antifurto, è davvero utile per la gestione della produttività della macchina, per avere sempre sotto controllo consumi, ore lavorate e in definitiva la redditività e in momenti di mercato, per usare un eufemismo, “esigente”, la redditività deve essere una delle “tavole della legge” di ogni imprenditore…

Tutto rivisto, anche la manutenzione ovviamente

Anche le procedure e la filosofia di manutenzione, come tutto il resto d’altrond, sono state profondamente riviste sui nuovi mini: la cabina è tiltabile (30° con ammortizzatori a gas) in modo semplice e veloce (basta svitare due bulloni sotto il tappetino in cabina), tutti gli interventi ordinari si possono eseguire senza dover rimuovere il pavimento o i panelli laterali. Non c’è bisogno di dirlo, tutti i controlli su filtri e livelli si possono fare da terra, senza compiere manovre strane o senza dover infilare mani i pertugi sospetti. Bello il grande coperchio di ispezione per giunto rotante e ralla di rotazione, comodi pannelli laterali removibili e ad incastro. Tutto è davvero semplice e veloce. Da sottolineare: tutte le boccole (in bronzo, impregnate di grafite) sul braccio hanno intervalli di ingrassaggio di 500 ore, un bel passo dalle 8 ore che richiedevano interventi giornalieri per avere la macchina ingrassata a dovere. Non è manutenzione, ma efficienza la funzione di ritorno al minimo, che JCB consente di settare tra i 2 e i 30 secondi, così come l’automatismo che riporta al minimo i giri del motore quando il bracciolo dell’operatore è sollevato: Ultimissima considerazione in fatto di risparmio di carburante: le due modalità di scavo (ECO per la massima efficienza, Heavy per la massima produttività), consentono di personalizzare le prestazioni in base all’applicazione e, di nuovo, di risparmiare carburante.

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